domenica 3 marzo 2013

CIRCUMSCRIPTIO PHEUDI TERRAE CELIARUM DEL GALDO (6)


Panorama di Ceglie Messapica visto da Monte Marcuccio con la valle di Campo Orlando
Continuando il nostro viaggio lungo i confini tra Ceglie ed Ostuni, secondo un documento del 1760, giungeremo dalla contrada Campo Orlando a quella di Recupero, dove termina il territtorio del comune di Ostuni e comincia quello di Martina Franca.
«…Voltando la linea verso tramontana, si fanno passi 289 e terminando le vigne di Campo Orlando. E dopo passi 16 s’incontra un passaturo publico, che và alli beni di Angelo di Magli e termina la chiusura di Madroccola, cominciano la chiusura di Don Tomaso Grego da levante. E facendosi passi 442 per detto passaturo sudetto e principia la linea della confine a caminare strada strada per passi 276 s’arriva al Guado detto di Monopoli, che divide un paretone, che cala dalla parte di levante Feudo d’Ostuni verso ponente che forma la linea della confine. E caminandosi per detto paritone, facendosi disagiata e scommoda salita per l’alto d’una murgia, per dirupi, sassi, sterpi, macchie, spine e luoghi alpestri, dopo passi 248, tra li beni di Grego e di Cristofalo, s’incontrano dall’alto di un monte detto Monte Marcuccio del sudetto Cristofalo due gran mucchi di pietre, ossia specchie, attaccate al detto paretone dalla parte di gerocco. Dalle quali specchie proseguendo il camino per lo stesso paretone, sempre per sterpi e pietre, dopo passi 152 terminano li beni del sudetto Cristofalo e principiano li demani di Ceglie posseduti da Angelo de Magli di Martina. E dopo passi 140 terminano li demani chiusi ed aperti di detto Magli e camina la linea sopra  il muro della chiusura antica detta Grotta Caldarella per passi 195, dove finisce la detta chiusura e siegue la linea per altri passi 37 verso tramontana, tra li demani chiusi di detto Magli e li beni di Grego dalla parte Ostunese. E ripigliandosi la linea verso ponente, termina il muro, che chiude il demanio di detto Magli. Nel qual luogo vedendosi dall’esperti non esservi titoli, finete o altri segni, che distinguessero li confini, li medesimi esperti stando col consenso, presenza ed assistenza de’ Signori Vitale e Greco, il sudetto Magnifico Principalli assistendo alli suoi esperti, ha dichiarato che egli faceva l’assignazione del confine dritto verso ponente, per come conteneva la cima delli monti, che circondano una lunga valle.
Masseria Angelo Di Magli
E tutti l’esperti facendo le più esatte diligenze, per la cognizione dei confini, che n’avevano non solo per propria esperienza, ma anche suggeritali dalli vecchi ed antichi uomini esperti e prattici di tal sito della Terra di Ceglie, han dichiarato, come dichiarano in nostra presenza, esservi in detta linea di confine certo di una pietra naturale, o sia pentima fissata in terra, situata dalla natura sotto un albero di quercia, poco distante dal detto demanio chiuso, qual pietra era segnata con una croce, anticamente scolpita solito segno, come dissero, col quale viene a dividersi il Feudo di Ceglie da quello di Ostuni. Per esecuzione di che, han voluto che li suddetti compassatori, Pichierri e Panariti, fissassero lo squadro all’angolo del muro di detto Magli, guardando verso tramontana, pigliando la linea verso il sudetto albero. Locché eseguitosi e cominciatasi la misura, facendosi passi 322 tra luoghi alpestri, sassosi e macchiosi, s’arriva all’albero denotato, situato in una valle, dove termina la scoscesa del monte e quivi s’è trovata una pietra, larga palmi tre da tutte le faccia, alta un palmo fuori la terra, segnata col segno della croce nella presente forma , ed attestando concordemente tanto li sudetti esperti, quanto essi Signori Deputati, d’esser quella la confine divisoria delli Feudi di Ceglie ed Ostuni, ha voluto esso Magnifico Principalli, Procuratore ut supra, che delle cose predette farne dovessimo publico atto. Nos enim unde…
Veduta della valle di Campo Orlando
Da quel luogo proseguendo il cammino, calando falda falda dal monte, verso ponente, sempre per luoghi disastrosi ed alpestri, tra grosse pietre e sassi, si fecero passi 345 e s’arrivò ad un muro antico, detto la Chiusura della Masseria delli Serri, posseduta presentemente d’Andra Caito e, caminandosi passi 45, termina detto muro, da dove continuando la linea, sempre verso ponente, tra li beni della Masseria di Zila Pampana da gerocco, di Giuseppe Vito Magli di Martina e detti beni della Masseria delli Serri, curvando la detta linea, dopo passi 341 s’arriva il fondo di una valle, che forma il termine di due scoscese e fa una picciola via, che conduce da Cisternino in Ceglie, dove si trova una fineta alta palmi tre da terra, di larghezza palmi due ed un palmo e mezzo di quadratura, segnata nella parte di gerocco col segno d’una croce , che fa principio al Bosco detto del Cantone in Feudo d’Ostuni. Per le via, caminandosi per linea tortuosa tra il bosco del Cantone e beni di Zila Pampana, finiscono li detti beni e si camina per detta via, tra li beni di Selvaggio da gerocco e detto bosco del Cantone da tramontana e successivamente tra li beni della Masseria di Pruscigliano.
Masseria Recupero anticamente Pruscigliano
E fattisi passi 1210 s’introduce in un passaturo che volta la linea divisoria verso gerocco. Per il qual passaturo, facendosi passi 399, tra demani serrati ed aperti, trovandosi segni di due calcare, d’un albero grosso di quercia, col segno antico d’una croce, s’arriva ad una cisterna, situata in mezzo al passaturo, chiamata la cisterna del Prete. E proseguendosi il camino per detto passaturo, coverto di macchie, per linea sempre tortuosa, tra li beni della Commenda e chiusura di Pruscigliano, si fanno passi 583 e s’incontra la via Regia carozzabile che si va da Ceglie in Martina. E dalla strada fattasi altri passi 27, sopra la stessa linea, verso gerocco, s’arriva ad un parete divisorio, che chiude la chiusura di Vincenzo de Carolis e divide il Feudo di Ceglie, Taranto della Mensa, giurisdizione di Martina e Feudo d’Ostuni. Quivi tanto il Magnifico Principalli, quanto li detti esperti fecero termine il compasso e vollero, che delle cose predette nel camino di detto giorno, far se ne dovesse publico atto. Nos enim unde….» (continua).
Cappella di contrada Monte Papa
Considerazioni:
Come ho avuto di evidenziare altre volte i nomi di alcune nostre contrade è mutato nei secoli, assumendo molte volte quello del signorotto, proprietario della masseria, come è il caso delle Masserie di Angelo di Magli, Selvaggi e Recupero o il nomignolo del massaro, come il caso di Zila Pampini. Aiutato dal Catasto antico del 1603, cercherò di evidenziare i nomi censiti a quell'epoca, che probabilmente già avevano sostituito altri, se ci riferiamo a quelli riportati nella pergamena  medievale del 1120.
Le attuali contrade Angelo di Magli, Zila Pampini e Monte Papa formavano un'unica contrada denominata nel 1603 Le Finestre per un totale di 270,5 tomoli cegliesi. Le masserie che ricadevano in questo vasto territorio erano: quella di Cola Vacca (attuale Masseria Angelo di Magli) e La Cupa (corrisponde ai ruderi di masseria Zumpicchio).
L'attuale Masseria Monte Marcuccio, come ricaviamo dal documento in esame, si chiamava Grotta Caldarella e si estendeva per 59,3 tomoli cegliesi, essa ha inglobato anche il territorio dell'antica contrada Castello Grigno o Gorgorusso che si estendeva per  circa 30 tomoli cegliesi.
L'attuale Masseria Selvaggi e parte di contrada Lamia Nova, Menzella e Spasimato erano denominate nel 1630 Monte delli Falconi e si estendeva per 223 tomoli cegliesi.
L'antica Masseria Pruscigliano (attualmente Recupero) si estendeva nel 1603 per circa 504 tomoli cegliesi. A quell'epoca  essa comprendeva anche parte delle attuali contrade: Lamia Nova, Masseria Monte d'Oro Piccolo e parte è rimasta nel territorio di Martina e corrisponde all'attuale Masseria Santoro. A questo territorio usurpato si devono aggiungere altri 123  tomoli dell'antica contrata Sarlo (attuale  Masseria Foggie di Sauro) che erano reclamati dall'Università di Ceglie del Gualdo nel 1603 e che erano stati registrati impropriamente nel Catasto della Franca Martina. Sulla questione del territorio cegliese usurpato dai martinesi, ritornerò la prossima volta.
Dal rogito del 1760 ci siamo già accorti dai nomi, che i proprietari del territorio cegliese, lungo questo confine, erano prevalentemente martinesi, i quali hanno tentato in tutti i modi di registrare questi beni assegnandoli a Martina. Cito come esempio l'antica Masseria Pruscigliano, che mutò nome verso la fine del 1700. Essa era posseduta dal Duca di Grottaglie, Cicinelli, il quale verso la fine del 1600 fece erigere una cappella, dedicata alla Madonna delle Grazie, dove si celebrava la Santa Messa tutte le domeniche dell'anno ed era officiata dal Capitolo cegliese. L'ultimo Duca Cicinelli, non avendo figli maschi, lasciò tutti i suoi beni all'unica figlia, la quale nei primi anni del 1700 sposò un Caracciolo, erede del Ducato di Martina Franca. Fu durante questo periodo che buona parte del vastissimo territorio di Masseria Pruscigliano fu inglobato in quello di Martina. dg
 
Ruderi di Masseria Zumpicchio anticamente Masseria La Cupa
 
(cliccare sulle foto per ingrandirle)

domenica 27 gennaio 2013

UN DOCUMENTO DEL 1463

Torre quadrata del castello di Ceglie Messapica
Desidero presentare un documento del 1463 pubblicato dalla Prof.sa Carmela Massaro in un suo studio, di cui già mi interessai precedentemente.
“L‘età aragonese costituì per tutte le università meridionali una fase intensa di relazioni con la corona di cui nei capitoli sono rimaste tracce documentarie interessanti, delle quali dipendono largamente la nostra possibilità di conoscenza dell‘universo comunitario prima dell‘età moderna. In Puglia nel periodo di forte discontinuità politica che dopo la morte di Giovanni Antonio del Balzo Orsini – principale alleato di Giovanni d‘Angiò centro Ferrante d‘Aragona nella guerra di successione sul trono napoletano – portò alla disgregazione del dominio orsiniano e dell‘incameramento regio del Principato di Taranto, le piccole comunità colsero l‘occasione di visibilità istituzionale e furono protagoniste di una vivace produzione capitolare. Nei giorni immediatamente successivi alla morte del principe, tra il 17 novembre ed il 3 gennaio 1464, i rappresentanti di molte comunità e molti piccoli  feudatari andarono incontro al sovrano che percorreva le terre del principato per prenderne possesso, prestandogli omaggio e presentando i propri capitoli di dedizione. E il re, desideroso di garantirsi stabilità e consenso, accolse e assecondò le loro istanze, mostrando grande magnanimità nell’accordare privilegi ed esenzioni. Nella nuova cornice politica, alleggerita dalla forte pressione fiscale del governo del principe, le comunità trovarono i presupposti per una più incisiva crescita in un’economia più integrata su scala internazionale. (…) Anche l’università cegliese intuì che la morte del principe non sarebbe stata senza conseguenze e che il possesso di Anna Colonna non era da considerarsi scontato. Gli uomini di Ceglie, schiavi e divoti vassalli di essa maiestà, come essi si autodefinirono, chiesero conferma, pur senza elencarli, dei privilegi concessi in passato da Carlo III d’Angiò, Ladislao di Durazzo, Giovanna II, Alfonso d’Aragona, dal principe Giovanni Antonio Orsini e dalla principessa Colonna; invocarono l’esenzione dal focatico per cinque anni e la riduzione delle imposte, poiché la città, a loro dire, era disabbitata, vetustata e ruinata. Ma non chiesero la demanialità; insistettero, invece, perché Anna Colonna rimanesse como per lo passato loro utilis domina, esaltandone il buongoverno….La richiesta più importante contenuta nei capitoli, che conferma ancora una volta il forte ruolo dell’incolto e degli usi collettivi nella vita economica della comunità, fu quella di usufruire liberamente del pascolo e delle acque anche nei territori di Ostuni, Taranto, Monopoli e Brindisi, privilegio che essi vantarono di godere ab antiquo, e pure nei territori di Carovigno e di Oria e, in quest’ultima, che aveva chiesto libero pascolo e libero commercio in ogni centro, anche l’esenzione dal plateatico. La risposta del sovrano fu temporeggiatrice: i funzionari regi avrebbero svolto i dovuti accertamenti e solo nel caso in cui le loro affermazioni fossero risultate veritiere egli avrebbe concesso il suo assenso. Molto probabilmente la concessione non fu ottenuta, poiché sia nel 1465 e sia nel settembre 1468 alcuni abitanti di Ceglie risultano pagare la fida al baiulo di Ostuni”. (C. Massaro) .

stemma del Principe Giovanni Antonio Orsini del Balzo
«FERDINANDUS dei gratia Rex siciliae Hyerusalem et Ungariae universis et singulis praesentiums seriem juspecturis, tam praesentibus, quam futuris, quae ad nobis benigne subditis nostri concesa sunt, ea liberaliter quidem confirmamus, illisquae confirmationis nostrae robur adycimus, et confirmamus benignitas maiora apparent ex ipsis nostris subditis ad validanda eorum Jura confirmationis authoritas adiungatur, et ratificationis non desit praesidiosa cautela; sane pro parte Universitatis et hominum Terrae Cilii de Galdo provinciae Terrae Hydronti fuerunt Maiestati nostrae oblata capitula et suplicationes cum Decretationibus in pede uniusquiusque demandato nostro apposita, quae sunt tenoris et continentiae subsequentis:
Grazie e dimande petite e ricercate alli piedi della Serenissima Maiestà del Signor Re Ferdinando, il quale Dio conservi, per  li uomini et Università della Terra di Geglie della Gualda, della Provincia di Terra di Otranto schiavi, sudditi e divoti vassalli di essa Maiestà.
In primis, essa Università pete e domanda li siano confirmati tutte concessioni e privileggi cioè Re Carlo Terzo, Re Ladislao, la Regina Joanna Seconda; per la benedetta memoria del Re Alfonso, vostro Padre, dello Principe Raimondo, dell’anima benedetta di Monsignore lo Principe Joanne Antonio Principe di Taranto e per la principessa sua Consorte, le quale franchizie, immunità ed esenzioni sempre secondo il tenor delli detti privileggi avemo goduto e della franchezza della Domenica si è osservata per consuetudine in la detta Terra di Ceglie. PLACET Reg. Majestati, si et prout in eorum possessione hactenus fuerunt ut ad presens persistunt.
Item,  petono li detti uomini et Università ch’essendo stati vassalli et in governo dati per la benedetta memoria dello Principe di Taranto prossimo passato alla Principessa sua consorte, la quale ne ha governato come vassalli per anni trenta cinque e più, si debba degnar Vostra Maiestà per misericordia e grazia lasciarne in suo governo, che come per lo passato ne stata utilis Domina, cossi ancora sia per l’avvenir con grazia e fedeltà della Maiestà Vostra. Reggia Maiestas taliter providebit quod tamen ipsa Universitas dicta Ill.ma Principissa monito poterunt contentari.Item, porché la detta Terra di Ceglie secondo appare in quella altre volte era, ed è dissabitata, e resta vetustata, ruinanta, quelli poveri cittadini ci sono rimasti, bisogna aver ricorso alla benigna Maiestà Vostra li concediate per grazia franchizia et immunità de
collette generali, focolari ed altri pagamenti, ne toccasse di pagare per anni cinque continui, incominciando dal presente anno della Duodecima Indizione. PLACET Reggia Maiestati.
Item,  petono li detti cittadini, ch’essendo fatta loro la grazia per la benedetta memoria del Re Alfonso vostro padre e ridottoli le collette generali a raggione di docati quindeci la colletta, si degnò al presente la Maiestà Vostra seguendo le grazie solite e consuete redurle a docati dieci per ciascheduna colletta. Reggia Maiestatis presens non potest concedere.
Item, petono li detti cittadini, che avendo essi communità ab antiquo, in cuius contrarium  homine memoria non existit colla città di Taranto, di Monopoli, di Brindesi e di Ostuni, cioè di non affidare, ma possersi usare li loro Territorij e pascui, tanto in erba quanto in acqua e ghianda con loro animali, cioè grossi e minuti senza alcuno pagamento di fida, al presente degni la Maiestà Vostra farceli confirmare et ancora affrancarceli di quello che vendessero et accattassero nelle dette Città de Jure plateatico aut alio jure quocumque tangente Curiam aut Universitas praedictas. PLACET Reggiae Maiestati, si et prout in eorum possessione fuerunt hactenus et ad praesens existunt.
Osteria dei Santi: affresco che riproduce l'antica chiesa matrice di Ceglie
Item petono li detti uomini et Università che si degni essa Maiestà far franchi, liberi et esenti li uomini di Ceglie nel territorio della Città di Oria di affida di loro animali et ancora di piazza, quando comprassero e vendessero, avendo pure risposto che  li detti cittadini ne son stati in possessione, come Terre, che in lo spirituale e Diocesana dello Archivio Episcopale di Oria ed altri diocesani coaderenti, al presente ne son franchi di affida de di loro animali grossi e minuti tanto in erbaggio, quanto in la ghjianda nella vostra Terra di Carovigna; idemque quo supra.
Item, petono li detti cittadini ed Università di Ceglie si degni fargli grazia essa Maiestà, che per nullo tempo debba venire algorino o altro officiale molestarli per qualunque modo et occasione si sia, ma lo Capitanio sarà nella Terra di Ceglie debba castigare e punire e conoscere intra la detta Terra di Ceglie e non da fuora delli delitti se commettessero criminali o civili, e cossi delle pene pecuniarie o altre petizioni meritamente accadesse da punire, e che nullo di essi cittadini sia costretto di andare a guardia di castellani, ut Deus: conservervet eandem Maiestatem in statu prospero felici, atque optato per tempora lungiora. Placet regie maiestati.
Expedia fuerunt dicta capitula in castello civitatis Neritoni die decimo decembris MCCCCLXIII. Rex FERDINANDUS.
Dominus Rex mandavit michi ANTONELLO DE PETRUCIIS
EGIDIUS SEBASTIANUS prop. P. D. GARLON
» dg
torre circolare del castello di Ceglie Messapica

 

domenica 23 dicembre 2012

CIRCUMSCRIPTIO PHEUDI TERRAE CELIARUM DEL GALDO (5)

Veduta della Chiesa Collegiata e del castello dal terrazzo di casa di mia zia
Continuiamo il percorso dei confini del territorio cegliese da contrada Giovanniello sino a contrada Campo Orlando.
«Ed albescendo il giorno 19 novembre corrente anno 1760 proseguendo  esso Magnifico Principalli le medesime antecedenti richieste a noi Reggj Giudice a Contratti, Notare e Testimonj, affinché prestato avessimo la nostra assistenza, intervento e presenza, alla continuazione della Misura e circoscrizione della circonferenza ed estenzione di detto Feudo di Ceglie, ci conferimmo alla Lama detta dell’Abbate Santacroce in territorio, pertinenze e distretto di detto Feudo di Ceglie, e propriamente nel principio d’un muro fabricato a crudo, che tira verso ponente, donde la sera antecedente c’eravamo partiti per essersi sospeso detto camino. Quivi trovatisi presenti li sudetti Magnifici Principalli e Lopresto, Procuratori ut supra, li Magnifici Vitale e Greco, colli stessi di loro periti e compassatori, volendo continuare il camino dallo stesso luogo, fecero riconoscere il segno dall’esperti lasciato. Ed in nostra presenza ritrovarono il detto muro col mucchio di pietre e segno di croce di frasche niente spostato, ma nell’istesso  luogo appunto, dove l’avevano situato. Quivi fissatosi lo squadro verso ponente per linea sopra muro, che è situato nel fondo della valle,  e fa argine il suo camino alla scoscesa della murgia, facendo passi 196 s’è arrivato ad un angolo, che chiude intieramente il vallone sudetto ed è principio d’una lama, che tiene per confine acquapendente il Feudo d’Ostuni. E caminando lama lama, per passi 288, termina la medesima colli beni di Santacroce e cominciano li beni de Padri Domenicani di Ceglie da tramontana e gerocco. Lacché si dinota in detta valle con una pietra piantata, riconosciuta dall’esperti per confine tra detti possessori. E facendosi dalla detta pietra passi 30, si trova un muro, che chiude una chiusura de’ Padri Domenicani in Feudo d’Ostuni. Per qual muro, caminandosi lungo la lama sopra la linea del muro, si fanno passi 150, dove terminano li beni de’ Padri Domenicani da levante e cominciano dallo stesso vento li beni della Masseria detta di Santo Polo, posseduta da Leonard’Antonio  Casaura di Martina; per li quale salendosi e calandosi per una collina per passi 100, s’arriva all’angolo d’una chiusura de’ Padri Domenicani, vendutagli dal Signor Duca di Ceglie, dal qual’angolo salendosi parete parete, per linea retta verso tramontana, per passi 155 e, dalla cima della murgia, calando per passi 63 s’arriva ad una lama, che camina per muro con linea tortuosa, curva ed inclinante alla parte di tramontana per passi 334, dove s’incontra un muro della vigna di Francesco d’Angelo Ligorio, che fa fronte alla linea antecedente. Dal qual luogo, caminandosi per linea retta verso tramontana, lungo il muro di detta linea, che divide le chiusure di San Polo da levante e detta vigna di Ligorio ed altre vigne di Ceglie da ponente, dopo passi 288, terminato li beni di San Polo in un’angolo, che dimostra la linea della confine verso ponente, e cominciando passi 34
Masseria Genovese anticamente Cristofaro
s’incontra una specchia verso tramontana della linea e s’entra in una lama, per la quale caminandosi passi 233 s’arriva al demanio detto di Cristofaro e s’arriva alla strada Carrese che da Ceglie Va in Ostuni, da dove la linea camina sopra il muro, che divide le chiusure di Cristofaro. E dopo passi 144 si trova il segno d’una cisterna detta della Chianca, che resta a tramontana della linea. E successivamente caminandosi per passi 90 di lama, s’incontra la chiusura olivata di Cristofaro. E misurandosi altri passi 202, sempre per beni murati di detto Cristofaro, entra la linea nelli demani de’ Signori Epifani e camina per passi 100. Dopo li quali ripiglia nuovamente il camino della linea  sopra li detti beni di Cristofaro per passi 195, trovandosi nel camino un segno, una fica antica, che sta su la linea dalla parte di tramontana. E seguitando la confine per linea tortuosa e serpeggiante sopra il muro delle vigne di molti naturali di Ceglie, dopo passi 230, entra la linea tra li demani di Cristofaro detti dell’Abbate Ventura, per dove si fanno passi 196 e s’incontrano le vigne dette di Campo Orlando e la chiusura della Madroccola del Signor Duca di Ostuni» (continua).dg
Olivo millenario in contrada Pere Rosse anticamente Conella
Commento
Il Rogito, come per altre zone, non ci ha tramandato la toponomastica del nostro territorio lungo questo confine, ma solamente i nomi dei possessori, i nomi di due masserie del territorio di Ostuni: San Paolo (San Polo) e Lama Troccolo (Madroccola) e di una contrada di Ceglie: Campo Orlando.
Quali erano i nomi di queste contrade? Consultando il Catasto antico del 1603 veniamo a sapere che:
a) la Lama dell'Abbate Santacroce corrisponde agli antichi demani della masseria Fragniti;
b) i "beni dei Padri Domenicani di Ceglie" corrispondono all'antica masseria de li Fornelli posseduta da Giovanni Cognano, più volte Sindaco di Ceglie negli ultimi 30 anni del 1500. Alla sua morte questi, perché senza figli, lasciò tutti i suoi beni alla Confraternita del Rosario. Obbligò la Confraternita a costituire in perpetuo la dote per due "zitelle povere". Agli inizi del 1700 la Confraternita fu soppressa dal Vescovo Francia e tutti i beni vennero assegnati ai domenicani, i quali continuarono ad eseguire le volontà testamentarie del Cognano fino al 1809, quando a causa delle leggi eversive furono espulsi da Ceglie. Nel corso del XVII secolo la masseria mutò nome e venne chiamata "masseria dei Maritaggi" o del "Rosario". Il suo antico territorio corrisponde all'attuale masseria Fragniti Piccolo e a parte di quella denominata "Casina Vitale";
Palazzo Cristofaro
c) il Demanio detto di Cristofaro, che attualmente corrisponde alle contrade Casina Vitale, Genovese e Padula, anticamente aveva altri nomi e comprendeva varie contrade più piccole: Conella, Morrella, Lama del Ponte, Foggia di Ferrantello, Fiore Altavilla, Todaro, Bellovidere.
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Cappella della Nunziatura Apostolica in India - Natività
Colgo l'occasione per augurare a tutti gli amici che seguono questo blog, ai cegliesi sparsi per il mondo, gli auguri più sinceri di BUON NATALE e di FELICE ANNO NUOVO.
Vi ricorderò nella notte santa ai piedi di Gesù Bambino.
Preghiamo (dal Messale):
Dio onnipotente ed eterno,
che nella nascita del tuo Figlio
hai stabilito l'inizio e la pienezza della vera fede,
accogli anche noi come membra del Cristo,
che compendia in sé la salvezza del mondo.
Egli è Dio, e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen